Il senso del gusto e i temperamenti

Il gusto è uno dei cinque sensi i cui recettori sono presenti nelle papille gustative della lingua, nel palato molle, nella faringe, nelle guance e nell’epiglottide.

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a cura della Dott.ssa Catia Cecchini, Specialista in nutrizione e Dietetica applicata

Il sistema gustativo è capace di distinguere cinque sapori fondamentali:

  • dolce • amaro • salato • acido • piccante

Ognuna di queste tipologie è subordinata ad una particolare via di traduzione del segnale elettro – chimico. Il sapore può agire a livello psico – energetico, andando a regolare in maniera molto precisa alcuni disfunzioni organiche.

Sapore dolce

Facciamo degli esempi: il sapore dolce in quantità normale e minima stimola il pancreas, che secerne l’insulina, ma un eccesso di zuccheri può creare un disequilibrio chimico ed energetico del pancreas, che comporta l’insorgere di un esaurimento organico di insulina chiamato diabete.

I reni subiscono una variazione di frequenza vibrazionale, una distruzione energetica renale con una insorgenza di glicosuria. Si trattengono più tossine il pH varia e si presentano fenomeni di osteoporosi, dolori articolari, carie. Il fegato entra in risonanza organica con intossicazioni, variazioni del metabolismo tipico dei diabetici. A livello psichico la persona è depressa, paurosa, ansiosa, con atonia muscolare, agitazione, preoccupazione per ogni avvenimento quotidiano, tutto ciò incide sul cuore provocando tachicardia, respirazione rapida, affannosa.

Sapore piccante

Il sapore piccante in piccole quantità stimola i polmoni, in eccesso provoca asma, enfisema, pertanto i temperamenti sanguigni non devono esagerare con il piccante, al contrario del temperamento linfatico che può osare.

Sapore salato

Il sapore salato in piccole quantità stimola i reni, in maggiore quantità danneggia reni e cuore, provocando ipertensione ed accumulo di liquidi. Il temperamento nervoso non deve abusare del gusto salato, come il bilioso.

Sapore amaro

Il sapore amaro in piccole quantità stimola il cuore. Il temperamento bilioso, come anche il sanguigno, deve far prevalere questo gusto. Lo specialista dovrebbe possedere delle nozioni di base relative a questo argomento, per poter risolvere alcuni problemi del paziente, consigliando alcuni cibi o sapori e quindi ideando anche delle ricette in base al temperamento e all’equilibrio da raggiungere.

La terapia del sapore è collegata all’utilizzo delle spezie, vera fonte di benessere naturale. Noi possediamo una farmacopea vegetale che comprende numerosi principi attivi che ci permettono di capire quali associazioni fare e l’efficacia della loro terapia. La storia ci insegna che le proprietà terapeutiche di spezie e vegetali erano conosciute e applicate sin da tempi remoti nelle più grandi civiltà.

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I Sumeri ad esempio utilizzavano piante e metalli per curare molte malattie. La tavoletta cuneiforme di Gilgamesh ci insegna che i Caldei utilizzavano per la terapeutica i vegetali. Nei Veda troviamo la testimonianza che in India le piante erano presenti nella cura delle malattie, così come in Cina, nelle civiltà assiro-babilonesi, nell’America arcaica, infatti i precolombiani erano a conoscenza di molte piante curative.

Nell’antica Persia le spezie provenienti dall’India – basilico, aglio, mirra, zenzero, cannella, cardamomo – venivano utilizzate come veri e propri farmaci.

I popoli del Mediterraneo hanno fatto commercio di spezie sin dai tempi più remoti. Gli Egiziani usavano erbe e spezie per l’imbalsamazione, per la cosmesi del corpo ed usavano essenze per profumare le loro abitazioni.

I Fenici commerciavano spezie in tutto il Mediterraneo, fino a Tiro. Il loro grande centro commerciale fu conquistato da Alessandro il Grande nel 332 a.C. Nello stesso anno egli fondò Alessandria, la città che poi divenne il punto d’incontro dei mercanti provenienti da est e da ovest. Per secoli gli Arabi operarono come intermediari nel commercio con l’Oriente e l’Africa a sud del Sahara.

La loro collocazione era quanto mai appropriata. Per assicurarsi il loro monopolio, essi mantennero segreta la provenienza delle spezie ai loro clienti nel Mediterraneo, spesso raccontando storie spaventose sui luoghi delle spezie.

I Greci utilizzavano le spezie seguendo le antiche tradizioni, Dioscoride consigliava la salvia, il prezzemolo per aiutare la donna nel ciclo, oppure la radice della salvia per le affezioni polmonari o nei vomiti di sangue.

Ippocrate, padre della medicina, consigliava la ruta come diuretico e molte altre spezie come cura per molte patologie. I Romani iniziarono a navigare dall’Egitto all’India nel primo secolo avanti Cristo. Un viaggio di andata e ritorno dall’India richiedeva fino a cinque anni.

I Romani portarono indietro carichi favolosi e rapidamente divennero fantasiosi consumatori di spezie nei profumi, medicine ed alimenti. Galeno utilizzava 473 prodotti di diversa origine vegetale e molte sostanza minerali per le sue terapie; ebbe in cura molte persone molte persone, anche l’Imperatore Marco Aurelio e il filosofo Eudemo.

I Bizantini usavano la noce moscata come antisettico, in Gallia i Druidi utilizzavano radici, piante selvatiche e soprattutto la salvia per risolvere molte malattie. Un contributo notevole per far conoscere le spezie indiane e cinesi in tutta Europa è stato apportato dagli Arabi, che per molto tempo hanno mantenuto il monopolio delle spezie e hanno divulgato molte conoscenze preziose in questo ambito, ad esempio l’utilizzo dell’olio di pepe per i reumatismi.

Con le Crociate i contatti tra Oriente e Occidente aumentarono e così anche l’uso e la conoscenza delle spezie. Santa Ildegarda, a mio avviso una vera scienziata, insegnava come utilizzare tutte le spezie per una prevenzione ed una cura.

E così avanti nel tempo fino ad arrivare alla nascita della Compagnia delle Indie, costituita dalla Francia con l’intento di importare nuove spezie dall’America o dall’Africa. L’uso delle spezie continuò nella storia come vera e propria arte terapeutica, fino all’epoca dei botanici, nel secolo XVIII. In questo periodo la classificazione delle piante risultava arricchita. Nel secolo XIX grazie alla conoscenza sempre più raffinata della chimica e della farmacopea, si capì quali erano i principi che agivano terapeuticamente e quale era la loro struttura.

Nei tempi moderni, con l’avvento delle nuove tecnologie, la ricerca ha posto molta attenzione allo studio delle spezie e al loro utilizzo in ambito officinale.

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